venerdì 30 dicembre 2011

Problematiche condominiali

Io non ho mai avuto la voglia e la capacità di ricordarmi chi fossero gli inquilini del mio stesso condominio.
I cognomi sono stati da sempre un grosso enigma. Per cui mio fratello e i miei genitori erano e sono soliti descrivermi fisicamente il soggetto di cui si parla, indicare che macchina guida, dove si trova il suo box... Una sorta di identikit.
Altra grande mancanza è da sempre stata quella di non ricordarsi i gradi di parentela tra Tizio e Caio. Problema non da poco quando ti trovi il manifesto funebre del deceduto di turno... Il cognome ha un non so che di già sentito... Per cui, chiedendo informazioni in famiglia, mi rispondono: "E' la moglie di Tizio".
E chi è Tizio???
Per non cadere in un vortice autodistruttivo, per fortuna evitano di rispondermi "E' il marito di Caio", bensì "è quello con l'alzheimer", come nell'ultimo caso.
Ora ricordo di chi si tratta. Ho in mente lui. Un tipo magrolino che una volta bussò alla porta: io riconobbi il volto pur non ricordando il cognome... Lo salutai, ma lui non ricambiò il saluto. Mi fissava con un sorrisetto del cazzo. I secondi passavano, senza che nè l'uno nè l'altro proferisse parola. Se ci fosse stata una musica di Ennio Morricone in sottofondo, sarebbe stato perfetto.
Proprio nel momento in cui stavo per mandarlo letteralmente a fanculo (se non peggio), si affacciò mia madre per capire cosa succedesse e sbrogliare l'imbarazzante situazione.
Fu allora che seppi dell'alzheimer. Spero di non arrivare mai a quel livello di rincoglionimento. Non voglio diventare una sorta di testimone di Geova sordomuto con una paresi facciale, che gira porta a porta a fracassare i coglioni alla gente.

Inoltre, un dilemma esistenziale che ancora mi pongo, consiste nello scegliere la forma di saluto più appropriata. Se è giovane abbastanza, va bene un "ciao". Se è un adulto simpatico con cui mi è capitato di scambiare più di 3 frasi in 28 anni, allora può andar bene un "buongiorno/buonasera". Se si tratta di un adulto assolutamente inerte e asociale, allora vada per il "salve".
Quando qualcuno di loro si palesa inaspettatamente davanti ai maroni,
puntualmente sbaglio forma di saluto.
Dico "ciao" al vecchio sconosciuto e rincoglionito in visita di piacere nel mio portone, e "salve" al bambino di 10 anni col pallone in mano.
 
Quando invece mi aspetto di incontrare qualcuno, ho il tempo di elaborare le diverse opzioni.
Che poi, fosse per me, saluterei con "ciao" chiunque: dal bimbo di 6 anni al vecchio rincoglionito di prima. Ma pare che questo modo di interloquire non sia socialmente consono, e magari qualcuno la prende come insubordinazione verso chi è più vecchio/adulto/acculturato di te. Che poi è la stessa situazione che spinge il vecchio di turno a non salutare mai per primo, bensì ad aspettare che tu, giovinotto sbarbatello, lo saluti per primo in segno di rispetto. 

Sto divagando...
Dicevo, rapporti fittizi di reciproca tolleranza e conoscenza.
Qualche giorno fa, forse proprio a Natale, uscendo dal mio portone vedo un ragazzo a circa 20 metri da me. Viso conosciuto, ma ovviamente non ricordo il cognome. E' il momento: decido di fare il grande passo... sorridendo gli dico "Ciao, auguri!".
Il tipo mi guarda mentre mi avvicino, mi scruta. Faccia impassibile.
Sono a 15 metri: "Ciao auguri!"
...Non una smorfia... Continua a fissarmi.
Arrivo a 10 metri: "Ciao auguri...", con un sorriso ormai tirato...
Il genio non capisce. Gira la testa alle sue spalle, cercando qualcun altro nella sua direzione. Crede di non essere lui il mio interlocutore. Che magari si trova solo al centro di un imbarazzante malinteso.
..."No no, dico a te. Ciao e auguri..."
- "Ah scusa! Ciao.... ehm... auguri... no, pensavo che...."
..."Tranquillo... Ciao", con un sorrisetto tiratissimo e tante imprecazioni a lui e al suo albero genealogico non appena le mie labbra non sono più nel suo campo visivo.
Decido in quel momento che prendere questo tipo di iniziative può essere deleterio. Non lo farò più.

Oggi invece un simpatico siparietto a casa mia.
Bussano alla porta. Mia madre va ad aprire. Io resto nella sala a fianco, coperto da un muro, seduto davanti al computer. In silenzio.
E' la vecchiazza del quinto piano, che ogni anno in questi giorni distribuisce il "Calendario Cristiano". Io obbiettivamente non so di che minchia di religione sia sta tizia... so solo che ogni qualvolta le faccio gli auguri, che sia Natale o Pasqua, la vecchiazza in questione mi guarda in cagnesco spiegandomi che "loro" non festeggiano quella festività. Roba che se la prendessi a parolacce augurandole la morte, forse non reagirebbe così.
Che poi, che cazzo significa essere cristiano? Ci sono i cristiani cattolici, quelli ortodossi, quelli protestanti e forse decine di altri tipi.
Bene... mia madre quindi apre la porta. E l'accoglie con inaspettato entusiasmo, invitandola ad entrare 2 minuti.
Le mie maledizioni silenziose si moltiplicano esponenzialmente.
Scelgo di mimetizzarmi. Restare in apnea, non muovere un muscolo nè proferire parola. Il cellulare in modalità silenziosa. In fondo 2 minuti cosa sono? Mi nascondo, appiccicato al muro. 4 metri scarsi dall'apostolo di non so quale Dio.
- "Ma accomodati pure... siediti un po'!!!"
Madre, ma che cazzo ti dice il cervello?
Sono 3 minuti interminabili in cui parlano di tutto. Dalla nostra casa bellissima (?), al defunto di cui prima, alla cucina. In quel momento mia madre ricorda una squisita ricetta che l'anzionotta folgorata dalla fede le diede mesi addietro... Una "buonissima pizza con le verdure".
- "Vero Marco? Era proprio buona la pizza con le verdure???" 
...Ma Cristo!!! La mia copertura è saltata per una pizza del cazzo.
"Si si... era buona"... quindi mi affaccio al di là del muro fingendomi indaffarato in qualcosa top-secret: "Salve, buonasera...".
Torno nell'ombra. Era quasi fatta. Perchè tempo 45 secondi e la vecchia si alza dal divano per andare via. Nel farlo abbozza un saluto imbarazzato verso di me:
- "Ciao... ehmmm........... Ciao!... che bel ragazzo che è..." 
Ma fottiti, rincoglionita del cazzo. Non sai neanche come mi chiamo.
Fanculo tu e il tuo calendario di merda, che puntualmente passa dalle tue mani all'immondizia.
Ma tra l'encefalo e la cavità orale c'è di mezzo un filtro potentissimo che mi consente di apparire il solito educatissimo bel ragazzo:
"Salve, salve... Grazie :)"
Crepa.