domenica 29 ottobre 2023

Clara e Susanna

Stamattina, mentre ero fuori con i cani per una passeggiata in campagna, ho incrociato una signora di oltre settant'anni con un mazzo di fiori bianchi in mano.
Mentre ero fra gli ulivi, mi sono sentito chiamare:

"Scusi, le posso chiedere un favore? Sa se questa stradina adesso è percorribile? Mi può accompagnare?"

Era un percorso che questa estate era stato completamente invaso dalla vegetazione, che adesso si è seccata. Resta solo qualche rovo...
La signora sembrava dolcissima, e quando mi sono avvicinato a lei per farle strada e le ho chiesto per quale ragione stesse andando letteralmente verso il nulla, in una zona in cui ha senso andare solo se hai un cane o devi raccogliere le olive, lei mi ha risposto:

"Tra poco le faccio vedere".

La guido per circa 50 metri, poi arriviamo in un piccolo slargo fra gli alberi, vicino ad un ulivo che avevo sempre "visto" ma non avevo mai realmente "guardato". Un ulivo avvolto con alcuni nastri, delle piccole decorazioni scolorite dal sole che avvicinandomi ho notato essere dei fiori di tessuto, dei piccoli vasi vuoti alla base. Le chiedo cosa sia successo lì...

"Sono due anni che qui si è suicidata mia figlia. Avevo portato anche dei gerani tempo fa, ma non c'è più nulla... Questi adesso hanno cambiato colore col sole... Ma non riuscivo ad arrivare più qui, perché la strada era completamente chiusa dai cespugli".

A quel punto le chiedo come si chiamasse la figlia, quanti anni avesse. Negli occhi, mentre me ne parlava, aveva tutta la dolcezza del mondo.

"Si chiamava Susanna, aveva 43 anni. Non è riuscita a superare la morte del suo cane..."
"Chissà se c'è ancora qualcosa di lei qui... Chissà dov'è... Ha lasciato un biglietto in cui chiedeva di essere cremata, quindi non ho un posto in cui andare a salutarla, in cui so che lei c'è".
"Anche Susanna amava i cani, come lei... Come si chiamano? Li posso accarezzare? Susanna collaborava anche con un rifugio, come volontaria... Per questo ogni tanto ci vado anche io a dare una mano, se posso. E lei? Ci viene spesso qui, in questa campagna?"

Le dico che capita spesso, che magari ci saranno anche altre occasioni per incontrarci...

"Adesso arriva l'inverno, non so quanto sarà accessibile questa zona per me..."

Le dico che allora ci penserò io a lasciare un fiore a Susanna, ogni volta che passerò. Mi ringrazia con uno sguardo e una voce sussurrata che mi hanno fatto esplodere il cuore, ma ho preferito ricambiare con un semplice sorriso perché in quel momento avrei voluto abbracciarla.
Andando via abbiamo percorso lentamente il sentiero insieme e ha continuato a raccontarmi aneddoti di Susanna, del cane adottato a cui era legatissima, trovato sul ciglio della strada, magrissimo e con la leishmania, con cui ha condiviso 2 anni prima che poi lui morisse. Qualche mese prima che lei si togliesse la vita.
Le dico cosa faccio nella vita, che quindi non posso che rimanere colpito dal gesto della figlia, e le si illuminano gli occhi perché magari posso comprendere ancora di più l'amore che Susanna nutriva per i cani.
Mi ha detto che prima abitavano in quella zona, ma che poi, dopo il lutto, ha preferito trasferirsi con l'altra figlia in un paese vicino. L'altra figlia, così come faceva Susanna fino a poco fa, vive con lei... ha più di 50 anni, odia i bambini come Susanna, ma ama i gatti. Le sta causando vari problemi, ma non ho voluto chiederle quali.
Quando sapevo che di lì a poco ci saremmo separati, le chiedo se potevamo darci del tu, perché è più confidenziale. Perché ormai la conosco da circa 20 minuti e sento che non è più un'estranea per me. Non perché 20 minuti siano un'eternità, ma perché mi aveva regalato un pezzo della sua parte più fragile, quella che alcune persone non ti danno neanche dopo anni di conoscenza. Di nuovo quel sorriso e quello sguardo.

"Certamente, mi chiamo Clara".

Io sono Marco. Ed è stato un piacere infinito conoscerti. Qualche istante dopo arriviamo alla sua auto, mi porge la mano e gliela stringo forte sorridendole e salutandola col cuore in mano.
So che avrei dovuto abbracciarla, ma so pure che se l'avessi fatto non sarei riuscito a tenere dentro le lacrime che fino a quel momento avevo trattenuto per esserle di supporto.

Perché scriverlo qui? Perché un posto come questo è innanzitutto condivisione, non solo di minchiate o tragedie. Perché voglio ricordare nomi, età, espressioni del viso, non voglio che il tempo mi faccia dimenticare questo incontro.
E per raccontare di una anonima persona gracile, che con sé stava portando un macigno, non solo un mazzo di fiori bianchi.